La
conversione da gasolio a metano degli impianti-calore è già da anni una
consolidata tendenza. Va però chiarito che tale conversione non è sempre
possibile, anche se la rete di distribuzione del metano ha raggiunto le
vicinanze del palazzo. Infatti le centrali termiche a
gasolio e quelle a metano hanno differenti prescrizioni tecniche di sicurezza.
Il che significa, ad esempio, che un locale caldaia in
un seminterrato, con sopra una scuola, può essere adatto alla vecchia caldaia a
gasolio non adattabile (se non con grande spesa) a quella nuova a metano.
Il
calcolo costi-benefici deve tenere conto di alcune
variabili. I sostenitori del metano ne mettono tradizionalmente in campo tre: minor costo del combustibile (ma oggi il gap è
ridotto rispetto al passato, vedi tabella 2), minore inquinamento, maggiore
durata ed efficienza della caldaia. Se si dispone di
una caldaia del tipo con bruciatore ad aria soffiata, che sia più o meno a metà
del suo ciclo di vita (10-12 anni), può
convenire aspettare il momento in cui si dovrà sostituirla completamente.. Se
invece la caldaia è praticamente nuova, e l’impianto è stato conservato bene da
tecnici specializzati, la sostituzione del bruciatore per convertire l’impianto
a metano diviene una scelta credibile.
I
fumi di scarico provenienti dalla combustione del metano sono ricchi di acqua, sotto forma di vapore.
Il
vapore acqueo può tendere, soprattutto nelle fasi di accensione
della caldaia, a depositarsi nella camera di combustione e lungo le pareti
delle canne fumarie. Qui l’acqua si combina spesso con depositi e
incrostazioni, ricchi di zolfo, dovuti alla cattiva pulizia della caldaia, a una cattiva combustione o alla mancata pulizia delle canne
fumarie stesse. Nei vecchi palazzi, in particolare, le canne hanno spesso
servito anche impianti a carbone o a olio
combustibile, che"sporcavano” molto. Quando l’acqua si
combina con lo zolfo presente come residuo della combustione del gasolio
produce il micidiale acido solforico, che ha un alto potere corrosivo.
L’acido solforico, in particolari condizioni, fa infiniti guai: per esempio può
giungere a bucare le pareti metalliche dell’apparecchio, a
intaccare le canne di eternit (a base di pericoloso
amianto) , a corrodere le pareti tra mattone e mattone. Quando l’acqua dilava
le pareti delle canne fumarie sporche, forma una poltiglia che può trasudare da giunto difettosi delle canne e affiorare sotto forma di
macchie sulle pareti degli appartamenti. Ma, quel che forse è
peggio, questa poltiglia tende a scorrere lungo le canne e a formare delle
sacche alla loro base, compromettendo in buona misura il funzionamento e la
resa dell’impianto.
Prima
di convertire l’impianto occorre quindi fare una pulizia particolarmente
accurata. Il che non è semplice. Solo da poco tempo
stanno ritornando di moda gli spazzacamini, cioè dei
tecnici in grado di effettuare correttamente la pulizia. Il fai
da te è sconsigliatissimo. Vale la pena ricordare inoltre che camini o canne
fumarie con forti incrostazioni di fuliggini possono causare incidenti
mortali."La fuliggine”, dicono i tecnici specializzati,"ha
la pessima abitudine di staccarsi tutta insieme, a blocco, ostruendo i camini”.
Contributi
A
parte le norme sulla detrazione fiscale del 36%, sono soprattutto le aziende di
distribuzione del gas che negli anni scorsi avevano messo
i piedi una politica degli sconti o dei contributi/finanziamenti alla
trasformazione. Oggi, anche a causa del fatto che la
conversione è un fenomeno diffuso, che ha poco bisogno di spinte, c’è forse
meno attenzione nell’aiutare gli utenti: vale comunque certamente la pena di
informarsi presso di loro. La regione Lombardia, dal canto suo, periodicamente
emana un bando per i contributi Leggi ad hoc sono la n. 44/1996 della Val d’Aosta (vedi anche
delibera giunta n. 3903 del 20/11/2000), la n. 8 del 1983 nella provincia di Trento e la n. 84/2001 in
Abruzzo e la n. 2/1978 del Veneto: occorre verificare però lo stanziamento di
contributi e l’apertura di bandi..
Attenzione va posta
anche alle norme locali che facilitano la sostituzione con apparecchi ad alto
rendimento delle vecchie caldaie e alle fonti alternative: per esempio
iniziative di questo genere sono state prese dalla provincia di Modena, e dalla
regione Friuli(delibera giunta n. 1294/2004 e decreto presidente giunta
31/5/2001 n. 210) dalla provincia di Bolzano (legge n. 4/1993, tutt’ora
operante) .
Comparazione costi
gasolio-metano
|
Consumo medio stimato (mc metano/litro
gasolio) |
Costi metano |
Costi gasolio |
Milano |
1.560 |
1.413 |
1.480 |
Torino |
1.700 |
1.546 |
1.613 |
Roma |
920 |
899 |
873 |
Firenze |
1.180 |
967 |
1.120 |
Catanzaro |
860 |
806 |
816 |
Campobasso |
1.520 |
1.292 |
1.442 |
Bari |
770 |
657 |
731 |
Nota:
per il gasolio si è fatto riferimento a un prezzo
medio italiano stimato per il 2004 dall’Unione Petrolifera
Fonte: elaborazione
Ufficio studi Confappi-Fna. Elaborazione su dati
Autorità per l’energia elettrica e il gas sul 2004, Unione Petrolifera 2004, Italgas, Dpr 412/1993
COSTO DEL GASOLIO DA
RISCALDAMENTO NEI PAESI EUROPEI |
||||
(euro al litro) |
||||
Paese |
Costi fiscali |
Prezzo medio al consumo |
% Costi fiscali |
Confronto % prezzo al consumo (Italia=100) |
Italia |
0,581 |
1,06 |
54,8% |
100,0% |
Ungheria |
0,562 |
1,034 |
54,4% |
97,5% |
Danimarca |
0,48 |
0,991 |
48,4% |
93,5% |
Svezia |
0,55 |
0,964 |
57,1% |
90,9% |
Grecia |
0,398 |
0,913 |
43,6% |
86,1% |
Olanda |
0,338 |
0,844 |
40,0% |
79,6% |
Cipro |
0,294 |
0,744 |
39,5% |
70,2% |
Irlanda |
0,13 |
0,655 |
19,8% |
61,8% |
Portogallo |
0,159 |
0,629 |
25,3% |
59,3% |
Austria |
0,211 |
0,627 |
33,7% |
59,2% |
Rep.Ceca |
0,171 |
0,622 |
27,5% |
58,7% |
Finlandia |
0,18 |
0,607 |
29,7% |
57,3% |
Francia |
0,154 |
0,594 |
25,9% |
56,0% |
Spagna |
0,165 |
0,579 |
28,5% |
54,6% |
Slovenia |
0,149 |
0,572 |
26,0% |
54,0% |
Polonia |
0,159 |
0,565 |
28,1% |
53,3% |
Lettonia |
0,105 |
0,56 |
18,8% |
52,8% |
Germania |
0,137 |
0,549 |
25,0% |
51,8% |
Lussemburgo |
0,064 |
0,508 |
12,6% |
47,9% |
Belgio |
0,106 |
0,506 |
20,9% |
47,7% |
Gran Bretagna |
0,102 |
0,506 |
20,2% |
47,7% |
Estonia |
0,119 |
0,486 |
24,5% |
45,8% |
Slovacchia |
0,095 |
0,473 |
20,1% |
44,6% |
Malta |
0,034 |
0,442 |
7,7% |
41,7% |
Lituania |
0,088 |
0,436 |
20,2% |
41,1% |
Fonte:Elaborazione Ufficio Studi Confappi-Fna
su dati Unione Petrolifera, luglio
2005 |
L’Italia
è, di gran lunga,
il Paese europeo in cui il gasolio da riscaldamento costa di più (circa
il doppio rispetto ai principali paesi Ue, Francia,
Germania e Gran Bretagna). Il principale “responsabile” è il Fisco, che
incamera il 54,8% del prezzo finale.
Metano: la scelta della giusta caldaia
Caldaie
con bruciatore ad aria soffiata. Sono composte da due parti: l’apparecchio vero e proprio e, attaccato e
notevolmente sporgente dal portellone, un bruciatore ad aria soffiata. Il
bruciatore aspira l’aria dall’esterno e la spinge in camera di combustione.
Possono raggiungere potenze elevate e hanno alti rendimenti.
Vantaggi.
Sono le più diffuse per gli impianti centralizzati, non solo perché funzionano
con ogni tipo di combustibile, ma anche perché molti tecnici le giudicano più
efficaci di quelle atmosferiche per potenze del generatore di calore abbastanza
elevate (da 80 Kw in su).
Sono più facili da"tarare” con esattezza rispetto a quelle atmosferiche: una
buona taratura riduce i consumi energetici. Se ancora in buona
efficienza, è possibile mutare il tipo di combustibile semplicemente
sostituendo il bruciatore.
Caldaie
atmosferiche. Hanno un bruciatore, interno, che è una sorta di
pettine forato da cui fuoriescono le fiammelle.
Vantaggi.
Sono soprattutto diffuse per gli impianti singoli. Costano molto meno delle
caldaie ad aria soffiata. Hanno un ingombro contenuto, sono
smontabili in numerosi pezzi e trasportabili con facilità. Quindi
se occorre installarle in locali disagevoli da raggiungere, sono da preferire a
quella ad aria soffiata, che possono essere divise solo in due pezzi (corpo e
bruciatore). Essendo più leggere e più silenziose, sono più adatte per
l’eventuale installazione nei sottotetti, scelta consigliabile quando occorre
risolvere il problema di locali caldaia fuori norma e
installare nuovi scarichi dei fumi. Eventualmente si installerà
più di un apparecchio, se i locali da riscaldare sono tanti.
Caldaie a
condensazione. Utilizzano il principio di recuperare parte del
calore di combustione che le altre caldaie disperdono
nell’ambiente, mediante la condensazione del vapor d’acqua e la conseguente
diminuzione della temperatura dei fumi di scarico. Sono ancora scarsamente
diffuse in Italia, anche a causa del loro costo, molto elevato. .
Vantaggi.
Sono senz’altro gli apparecchi a maggiore risparmio energetico esistenti sul
mercato. Sono apparecchi particolarmente efficienti, specie se l’impianto
termico è a bassa temperatura (pannelli radianti o produzione di molta acqua
calda) .
Caldaie
aperte e stagne Va fatta un
ulteriore distinzione, tra le caldaie singole di tipo B (che prevedano l’aria
dall’ambiente e scaricano i fumi tramite camini o canne fumarie ) e caldaie di
tipo C, o stagne, che prelevano l’aria e scaricano i fumi dall’esterno. Le
caldaie di tipo B sono ancora quelle più diffuse in uso ma, come si vede dalla
tabella, sono in via di estinzione tra i nuovi
apparecchi. Questo perché sono le più insicure: il consumo dell’ossigeno nei
locali può creare il cosiddetto ossido di carbonio (CO) che è la causa
principale di incidenti, spesso mortali. Proprio per
questo le caldaie di tipo B non possono essere poste in bagni e camere da
letto. Prevedono comunque opportune aperture di areazione nei locali.
Vendita in Italia di
caldaie
(indagine
Assotermica tra 24 produttori per l’anno 2003)
Tipo |
Singole* |
di cui stagne |
Centralizzate* |
di cui stagne |
Caldaie atmosferiche tradizionali |
870.259 |
653.177 |
5.707 |
4 |
Caldaie atmosferiche a condensazione o hi-tech |
69.728 |
66.492 |
1.502 |
897 |
Caldaie con bruciatore ad aria soffiata |
8.086 |
- |
15.291 |
- |
*
La distinzione è quella di potenza (superiore o inferiore a 35 kw)
Fonte:
Elaborazione Confappi-Federamministratori su dati Assotermica per il 2003 (indagine tra 24 produttori)
I tempi di accensione della caldaia
Ecco quale rapporto esiste tra periodi di accensione e zona energetica in cui è situato il comune:
Zona energetica |
Max ore-giorno |
Periodo |
A |
6 |
1 dicembre-15 marzo |
B |
8 |
1 dicembre -31 marzo |
C |
10 |
15 novembre- 31 marzo |
D |
12 |
1 novembre-15 aprile |
E |
14 |
15 ottobre-15 aprile |
F |
nessuna limitazione |
Altre
regole sono:
·
tranne
che nella zona F, l’impianto va acceso dopo le 5 di mattino e chiuso dopo le
23;
·
le
ore giorno permesse possono essere frazionate in due o più periodi, a seconda
delle necessità.
·
In presenza
di clima particolarmente freddo, è possibile che il periodo di accensione sia
prolungato (ma le ore di accensione vanno dimezzate). In genere è il Sindaco,
con apposita ordinanza, che dà il permesso: tuttavia
il Dpr 412/93 non esclude che l'iniziativa provenga
dal singolo, o dall'amministratore condominiale (che rischiano sanzioni, in
caso di abuso).
Per
motivi di sintesi riportiamo solo le zone energetiche dei comuni capoluoghi
delle province attuali e future. Nessuno appartiene a quella A, mentre solo Belluno, Trento e Cuneo sono nella F (nessun limite al
periodo di accensione). Chi abita altrove potrà informarsi presso il comune. L'alternativa è oppure consultare la Gazzetta Ufficiale n. 242
del 14 ottobre 1993, che riporta l’elenco completo, ma anche il DM Industria 16
maggio 1995, sulla Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 1995, n. 119, che lo
modifica parzialmente. Altri numerosi decreti hanno però ulteriormente cambiato
l’elenco, seppure limitatamente a pochi comuni.
Zona
B Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio
Calabria, Siracusa, Trapani.
Zona C Andria,
Bari, Barletta, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza,
Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa,
Salerno, Sassari, Taranto, Trani.
Zona D Ancona,
Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Fermo, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno,
Lucca, Macerata, Massa, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato,
Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Verona, Vibo
Valentia, Viterbo.
Zona
E Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna,
Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna,
Ferrara, Frosinone, Gorizia,
L’Aquila, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Monza, Novara, Padova, Parma,
Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza,
Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste,
Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Vicenza.
Zona F
Belluno, Cuneo, Trento.
Fonte: Allegato A al Dpr n. 412/1993 e successive
modifiche
Glossario
Caldaia
atmosferica. Funziona solo a metano, con bruciatore interno.
E’ la caldaia singola più diffusa, ma esiste anche in versione centralizzata.
Ha ingombro e prezzi ridotti ed è piuttosto silenziosa.
Tra le centralizzate è adatta, in particolare, per l’installazione in soffitte.
Caldaia con
bruciatore ad aria soffiata. Ha un bruciatore notevolmente sporgente dal
portellone., Adatta al funzionamento a metano, gasolio
e Gpl (basta cambiare il bruciatore). In uso
particolarmente per gli impianti centralizzati. Ha costi ,
ingombro e rumorosità superiori rispetto a quella atmosferica ma
rendimenti e possibilità di taratura migliori.
Caldaia a
condensazione. Recupera parte del calore di combustione
che le altre caldaie disperdono nell’ambiente, mediante la condensazione del
vapor d’acqua e la conseguente diminuzione della temperatura dei fumi di scarico. Funziona solo a gas. Ha il pregio del miglior
rendimento e il difetto di un costo elevato.
Zona energetica.
A seconda dei gradi-giorno, ogni comune italiano
rientra in una zona energetica, che va dalla lettera A (i comuni più caldi)
alla lettera F (i comuni più freddi). A ogni zona
energetica, tranne la F, corrisponde un numero massimo di ore giornaliere in
cui l’impianto può essere acceso, nonché un periodo dell’anno in cui è
possibile l’accesione.
Gradi giorno.
Corrispondono al numero di gradi che in ogni comune italiano occorre creare
artificialmente con un impianto di riscaldamento, ogni giorno ma nel corso di
un anno, per ottenere in un immobile la temperatura di 20 gradi centigradi.
Sono attribuiti dall’allegato A al Dpr
412/1993. Per esempio, se per tre giorni la temperatura media esterna è di 10
gradi, occorrerà fornire altri 10 gradi ogni giorno, per un totale di 30 gradi.
Terzo
responsabile .
E’ la persona o l’azienda che si prende la responsabilità, civile e penale,
della manutenzione e dell’esercizio dell’impianto calore. Coincide in genere
per le caldaie centralizzate con una ditta specializzata e per quelle singole,
più spesso, con chi abita l’alloggio.